«Il consuntivo del primo semestre 2016 di Terremerse
da conto di una nuova capacità redditiva, derivata dalle azioni di
riposizionamento attuate nello scorso esercizio. Pertanto la revisione del
budget prospetta un risultato di esercizio in positivo, con la previsione di un
risultato in utile, la cui portata potrà essere meglio definita in sede di
preconsuntivo, anche alla luce delle ulteriori azioni correttive che stiamo
mettendo in campo, utilizzando le informazioni ricavate dai dati del semestrale
stesso», introduce l’AD Gilberto Minguzzi.
Più in specifico il semestrale indica un andamento
stabile della crescita e della redditività del comparto agroforniture, laddove
le recenti importanti acquisizioni (Ceresara di Mantova, Sansepolcro, Narni,
Busseto, Agriservice di Verona) si vanno allineando alle aspettative di budget
loro assegnate e ai livelli di redditività dei nostri insediamenti
tradizionali, i quali, peraltro, conservano intatto il loro grado di
competitività e la tenuta del proprio spazio di mercato.
Nel comparto cerealicolo si risente ovviamente
dell'andamento dei prezzi internazionali, particolarmente penalizzanti per il
grano duro. A ciò si aggiunge una doppia criticità, derivante in primo luogo
dalla consistente riduzione di volume dei cereali autunnali, con l'effetto
della insufficiente copertura dei costi degli impianti destinati
all'essiccazione di quei prodotti. In secondo luogo, ma non per importanza,
pesa il fattore qualità, pesantemente condizionato dall'incidenza del rischio
aflatossine,a tutt'oggi difficilmente misurabile e non segregabile in lotti
differenziati per le consegne di ciascun produttore.
Nel comparto ortofrutta, al di là delle inevitabili
criticità delrodaggio della delega della gestione della fase industriale ad
Apofruit (con particolare evidenza nella gestione delle campionature della
prima fase della campagna, soprattutto per albicocche e ciliegie), che andranno
appianate definitivamente entro il termine della campagna in corso, si
riscontra la piena validità della scelta fatta d’integrazione con Apofruit.
Infine, nel comparto carni l'annata in corso è stata
dedicata a reagire alle pesanti perdite di fatturato subite per effetto di
scelte interne di riorganizzazione di Coop Italia e Coop Alleanza 3.0 (la
piattaforma di autoproduzione Coop di Castelnuovo Rangone di Modena, non più
sostenibile economicamente, è stata ceduta al gruppo Inalca/Cremonini e, per
sostenere l'operazione, Coop ha richiamato sul gruppo privato le lavorazioni
precedentemente organizzate dal nostro stabilimento di Voltana).
In questo comparto abbiamo messo a segno una
completa riorganizzazione di gamma, superando la precedente offerta
caratterizzata da porzionati semplici e salsicce, riposizionandoci su
un’articolata gamma di elaborati e piatti pronti. La forte ripresa di commesse
per le nuove referenze fa ben sperare per i nostri progetti futuri di aggancio
di nuove relazioni commerciali in Italia e all'estero.
«L'analisi della prima metà dell'esercizio ci aiuta
a mettere a fuoco ulteriori azioni di riorganizzazione che si vengono
delineando a completamento della vigorosa attività di riposizionamento condotta
nello scorso anno – prosegue Minguzzi - Giova ricordare i tratti salienti di quell'importante
lavoro: in primo luogo la realizzazione dell'accordo d’integrazione con
Apofruit, poi la dismissione del settore macchine, la chiusura delle antiche
pendenze con Unagro, le acquisizioni realizzate e in particolare quella di
Agriservice. Nel 2016 abbiamo proseguito su quel solco e le nuove più
importanti realizzazioni consistono nel riposizionamento del prosciuttificio,
che va a integrarsi con la filiera commerciale Montorsi, consentendoci un
graduale recupero di sostenibilità economica, senza dover ricorrere a riduzione
di personale, con le inevitabili lacerazioni che ne sarebbero derivate sul
piano sociale. In secondo luogo abbiamo aggredito le pesanti criticità
riscontrate nella gestione di Terre da Frutta. È bene ricordare in proposito che
il business plan di Terre da Frutta, all’atto della sua costituzione, era stato
costruito sulla media dei prezzi di mercato del quinquennio precedente e che il
2015 ha segnato una riduzione di quei prezzi per circa un terzo. In più
Terremerse non ha più potuto giovarsi del beneficio indiretto che ricavava
dall'apporto dei volumi conferiti da Terre da Frutta per l'abbattimento dei
costi fissi della propria gestione industriale, una volta che questa è stata
trasferita ad Apofruit».
A queste criticità è stata data una risposta
radicale attuando la conversione del pereto (39 ettari di pere Abate, William e
Conference) e del pescheto (4 ettari di pesche e nettarine) a bio, con
importanti aspettative di recupero di valore.
Inoltre, si deve aggiungere la ritaratura del
livello di produttività standard del servizio dell’appaltatore Agrisfera, con
una ragionevole diminuzione dell'incidenza dei costi per unità di prodotto.
Con queste premesse ci si avvia dunque alla
definitiva messa a punto del piano strategico di Terremerse per gli anni
2017-18-19 i cui assi portanti si delineano in:
1. forte centralità della linea bio
nell'organizzazione dei servizi e negli investimenti di tutti i comparti
d’attività nei quali opera Terremerse;
2. implementazione del progetto Agronomica 3.0 per
il restyling organizzativo della nostra rete consulenziale, perseguendo
l'obiettivo di una riduzione dei costi del servizio, di un potenziamento della
sua efficacia, di una maggiore economicitànella gestione agronomica effettuata
da soci e clienti per effetto dei risparmi che si renderanno possibili nei
consumi idrici, nutrizionali e di input tecnici, nonché per effetto delle
migliori rese quantitative e qualitative delle coltivazioni. In termini di
marketing il progetto metterà in campo le migliori potenzialità nel campo della
tracciabilità al servizio dei maggiori brand dell'agroalimentare, quando
vorranno attestare ai propri consumatori la sicurezza alimentare ottenuta con
il rispetto, da parte dei propri fornitori agricoli, dei disciplinari di
produzione integrata o bio;
3. ancora nuove acquisizioni del comparto
agroforniture con particolare riferimento ai territori del sud della Romagna e
del nord-est d'Italia;
4. nel comparto cerealproteico esprimeremo una
rinnovata attenzione al segmento bio, sia con gli interventi
strutturaliprevisti sugli impianti di San Giovanni di Ostellato, sia con la
messa in campo di una nuova linea di contratti di coltivazione. Inoltre, la
Cooperativa ha in programma la ristrutturazione dello stabilimento di Massa Fiscaglia,
concentrando in esso la lavorazione del risone. Questo ci consentirà di
proporre, anche in questo comparto, contratti di coltivazione orientati verso
le varietà più valorizzabili dai mercati di sbocco. Continua poi il nostro
impegno nella ricerca delle produzioni di nicchia a maggior valore, quali
Quinoa, Grani antichi, Farro, oltre alla focalizzazione, d’intesa con il
Consorzio Italiana Stoccaggi, di progetti industriali di valorizzazione di
particolari segmenti di prodotto (orzo per malto da birra, mais per
alimentazione umana, ecc);
5. il settore carni terrà banco con la messa in atto
di un’offensiva con strumenti aggiornati di marketing per l'acquisizione di
nuove relazioni commerciali in Italia e all'estero;
6. il comparto ortofrutta ci vedrà fortemente
impegnati al rilancio degli investimenti frutticoli dei nostri soci in
direzione di quelle innovazioni di prodotto (kiwi giallo, nuove varietà di
mele, pere Falstaff, susincocco, ecc) e di processo (sviluppo del bio) che
possano offrire nuove opportunità di reddito per i produttori e per la
Cooperativa stessa. In questo senso dovremo operare congiuntamente ad Apofruit
per rifocalizzare l'accordo d’integrazione nella direzione di aprire nuove
opportunità di crescita nel settore anche per Terremerse. Infine, per quanto
riguarda il pomodoro da industria, la fragilità manifestata da parte di
soggetti importanti dell'industria di trasformazione, richiede ormai l'impegno
diretto da parte dei produttori dell'area ferrarese nella gestione della
trasformazione e della commercializzazione finale, pena un arretramento e una
riduzione di una coltura strategica per il territorio, dopo le perdite già
subite con la bietola e il foraggio disidratato.